Zynga si allontana da Facebook: sarà il definitivo declino o è un’opportunità di rinascita?

Quando si parla di partnership tra aziende solitamente si immaginano idilliache relazioni di lungo termine, ma quando gli obiettivi e le aspettative dei soggetti cambiano e la partnership si rompe molto spesso si pensa che una delle due parti ci rimetta sempre. Eppure a volte arriva un momento in cui un allontanamento reciproco può portare a dei vantaggi ad entrambe le parti. Sarà il caso di Zynga e Facebook, che dopo aver vissuto praticamente in simbiosi per 3 anni decidono ora di rinegoziare gli accordi e di allontanarsi?

zynga-facebook

L’inizio della partnership

Nel Maggio 2007 Facebook apre la propria piattaforma a sviluppatori esterni, con l’obiettivo di battere il leader dei social dell’epoca Myspace, su cui Zynga operava già da qualche tempo. L’azienda che ha praticamente inventato il social gaming ha colto al volo l’occasione con lo scopo di sfruttare al meglio la grande mole di utenti che iniziavano ad approdare sulla piattaforma di Mark Zuckerberg. Vista la grande crescita del social network che ha portato di conseguenza una mole importante di giocatori anche a Zynga, le parti hanno stipulato un accordo nel 2010 che ha garantito a Zynga un trattamento privilegiato da parte di Facebook rispetto agli altri sviluppatori, questo però in cambio di royalities molto alte: 30% degli introiti, obbligo di usare la valuta di Facebook e pubblicità di rimando al social network durante i giochi. La partnership è comunque stata fruttuosa per tutti: il 90% del fatturato (quasi la totalità quindi) di Zynga proviene da chi gioca su Facebook, mentre Zynga incide per il 12% sui guadagni della creatura di Zuckerberg. Il tutto culmina a fine 2011 con la quotazione in borsa di Zynga, il cui ingresso è stato accompagnato da grande entusiasmo e notevoli aspettative.

2012, l’anno nero di Zynga

Nonostante il numero di utenti coinvolti continua ad aumentare (anche se con un tasso di crescita minore rispetto agli altri anni) grazie anche al fenomeno dell’esternalità di rete (più utenti sono iscritti, più il prodotto è appetibile e quindi più utenti si iscriveranno), purtroppo la crescita dei guadagni non va di pari passo. I competitor nel frattempo sono cresciuti e la posizione di leader di Zynga è minacciata. King.com (ideata dall’italiano Riccardo Zacconi, ma con sede all’estero) famosa soprattutto per il gioco Candy Crush, sta con il fiato sul collo a Zynga (che conta 54 Milioni di utenti attivi) e la bracca da vicino con i suoi 50 Milioni di utenti. Mark Pincus, leader di Zynga, viene inserito nella lista dei 5 Peggiori CEO del 2012, e per recuperare fiducia si è dovuto abbassare lo stipendio ad 1$ all’anno. Inoltre per fermare l’emorragia dei top manager e degli sviluppatori più promettenti verso altre software house ha dovuto applicare una politica di aumento dei salari. Una scelta difficile visto che il titolo in borsa è crollato e le aspettative che si erano create sull’azienda si sono di molto ridimensionate.

Cambio di strategia

Nell’autunno 2012 iniziano i primi screzi: Zynga vuole una piattaforma di gioco più aperta, non più basata sull’esclusiva interazione con Facebook. Inoltre le alte percentuali richieste sui ricavi unito al fatto dell’obbligatorietà di dover usare la valuta di Facebook piuttosto che denaro vero, sono delle condizioni che a Zynga iniziano a stare strette. Gli utenti si lamentano del fatto che i giochi provocano un eccessivo spam sulle bacheche ed inoltre desiderano avere più privacy, cosa impossibile da ottenere su una piattaforma come Facebook che informa tutti su qualsiasi cosa si sta facendo in qualsiasi momento. Per questo Zynga rompe l’esclusiva con Facebook e approda anche su Google+, che richiede alla software house di San Francisco solo il 5% di percentuale sui ricavi. Da parte sua Facebook può aprirsi a collaborazioni più importanti con altri sviluppatori di giochi che in questo periodo stanno crescendo molto, ed allontanarsi da Zynga che non naviga in buonissime acque.

La rottura

È di pochi giorni fa la notizia che a partire dal 31 Marzo, Facebook ha interrotto con Zynga il rapporto privilegiato che c’è stato in questi anni. Una scelta che sembra essere un duro colpo inferto a Zynga, ma se vista da un’altra prospettiva è un carico di opportunità. È nata infatti la piattaforma Zynga.com che ora permette di accedere ai celebri giochi che fino a poco tempo fa erano disponibili solo se loggati sul social network, anche senza avere un profilo di Facebook e quindi senza fare il login. Il che permette un anonimato fino ad ora impossibile che era richiesto dagli utenti più appassionati e quindi più propensi a spendere. Ovviamente a nessuno piace far sapere quante ore giochiamo sul nostro pc, oppure se siamo appassionati di gioco d’azzardo e passiamo le nostre nottate a giocare a poker. Questa ventata di discrezione dovrebbe fidelizzare maggiormente i clienti più coinvolti con i giochi di Zynga, con la speranza di aumentare anche i soldi che ci spendono per giocarci. La rottura dell’esclusività ha dato anche la possibilità a Zynga di iniziare ad interessarsi a mercati molto promettenti come quello dei device mobili (chi non gioca con il proprio smartphone o tablet?) e quello dei casinò online.

Come andrà a finire?

Molto spesso Zynga è stata criticata per l’eccessiva dipendenza da Facebook, ma d’altronde senza una piattaforma con così tanti utenti a disposizione Zynga non sarebbe riuscita a diventare quello che è oggi. C’è il rischio che lo staccarsi completamente dai social network provochi un netto abbassamento del numero di utenti sulla piattaforma, ma se questo invece non dovesse succede sarebbe una delle prime prove che Facebook non è invincibile. Si sta manifestando sempre di più il desiderio degli utenti di limitare e filtrare le attività visibili sui social network in favore di una maggiore privacy, esasperati anche dal fatto che ormai ogni app scaricata richiede il login al proprio profilo per funzionare. Se Zynga riuscirà a dimostrare di poter sopravvivere senza Facebook, forse sarà la prova che prima o poi potremmo farlo pure noi.